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Lo shock petrolifero del 1973 impose alla Comunità Europea una elaborazione in termini completamente nuovi del rapporto con i paesi produttori e, più in generale, con le nazioni della sponda meridionale del Mediterraneo. Il collegamento tra importazioni di greggio e iniziative finanziarie diventò così il cardine di un dialogo che si inseriva nello sforzo del vecchio continente industrializzato di garantirsi gli approvvigionamenti energetici. L'iniziativa divenne quasi subito un importante banco di prova per una politica estera comunitaria chiamata a costruire una strategia mediterranea di più ampio respiro in un contesto di nuovo protagonismo del sud del mondo. In breve tempo, però, la difficoltà di risolvere le divergenze intracomunitarie, i pesanti condizionamenti della guerra fredda e l'impossibilità di sciogliere il nodo del conflitto arabo-israeliano evidenziarono i limiti di un progetto destinato a non dare i frutti sperati.